Alluvioni criminali, non fatalità!

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Nel 1966, quando ci fu l’alluvione a Firenze, io frequentavo la seconda media, e ci spiegarono che la tremenda inondazione aveva cause ben precise.
I grandi boschi italiani, con alberi centenari, enormi, erano stati abbattuti, lasciando il posto ad alberelli. Così si era ridotta in gran parte la copertura di foglie. La pioggia non veniva rallentata dall’impatto con le chiome frondute e dallo strato di foglie morte che ricopriva il suolo per diversi centimetri. Alberi più piccoli e meno foglie per terra facevano sì che la pioggia scendesse a valle più velocemente.
Inoltre la pioggia, colpendo direttamente il terreno, trascinava a valle una maggior quantità di terriccio che andava a saturare il letto dei fiumi. In questo modo diminuiva progressivamente la quantità di acqua che essi potevano contenere. Dimezzando la copertura arborea delle montagne e dimezzando la portata dei fiumi si era ottenuto che bastassero pioggie poco potenti per provocare lo straripamento dei fiumi.
E questo non lo dicevano solo a scuola.
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