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Arriva a Gela “Il Manifesto della Vita”, il nuovo progetto di Farm Cultural Park e Ué Eventi Urbani

Gela Le Radici del Futuro - Ven, 11/29/2024 - 14:47

E’ ufficialmente aperta la call for artists de “Il Manifesto della vita“, il nuovo progetto di Farm Cultural Park e Ué Eventi Urbani.

Dopo l’esperienza del Padiglione Off della mostra “Abbiamo tutto Manca il resto” e la seconda edizione del Festival “Ué – Eventi Urbani”, ecco una nuova iniziativa per dare continuità al percorso di rigenerazione urbana attraverso l’arte e la cultura avviato ormai da oltre un anno anche in città.

Con “Il Manifesto della Vita”, diverse vie e zone della città verranno abbellite e arricchite di nuove opere d’arte, che trasformeranno gli spazi destinati ai manifesti mortuari, tipici del Sud Italia, in un mezzo di espressione artistica e rinascita creativa.

«Insieme ai ragazzi del Civico 111 presenteremo la prima “Call for Artists” – dice il direttore di Farm Cultural Park Alessandro Cacciato –, che verrà lanciata a livello internazionale per reinterpretare il manifesto mortuario e realizzare così una mostra d’arte collettiva itinerante a cielo aperto».

L’assessore al Patrimonio, Simone Morgana, ha espresso la disponibilità dell’amministrazione a collaborare al progetto, sostenendolo anche attraverso la possibilità di mettere a disposizione alcuni pannelli per l’affissione tra quelli di proprietà comunale. I punti in cui esporre le opere verranno individuate nelle prossime settimane. L’obiettivo, una volta avviata la “Call for Artist” attraverso i canali social di Farm e Ué, è quello di procedere alle prime affissioni nei primi giorni del nuovo anno.

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“Vetrine e Dimore di Natale 2024: il calore dell’ospitalità a Gela”: al via un concorso del Lions Club

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 11/25/2024 - 11:14

Il Natale è alle porte e, con esso, si avvicina anche la volontà di fare rete attraverso iniziative volte a migliorare la città.

Per questo motivo, il Lions Club Gela Ambiente Territorio Cultura, in collaborazione con il Comune di Gela, ha bandito il 1° Concorso “Vetrine e Dimore di Natale 2024: il calore dell’ospitalità a Gela”.

L’obiettivo è quello di incentivare tutte le attività commerciali, gli host e gli albergatori ad adornare le vetrine e i dehor delle loro attività con decorazioni natalizie per contribuire a rendere la città di Gela accogliente ed attrattiva durante le festività. Dei riconoscimenti verranno assegnati da una commissione ad hoc ai primi tre classificati nelle diverse categorie.

Il concorso rientra nel service multidistrettuale “Miti e tradizioni“  per la valorizzazione del territorio con le sue tradizioni popolari e si pone come elemento di miglioramento del decoro urbano.

L’iscrizione al concorso sarà valida entro l’8 dicembre 2024 attraverso una pagina web dedicata dove inviare il modulo compilato oltre che tramite consegna brevi manu ai destinatari del concorso stesso.

L’Ammistrazione comunale attraverso i suoi delegati ed il Presidente del Lions ATC , insieme ai Soci, si recheranno in loco per assegnare i riconoscimenti.

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Fiera Roots-in a Matera: presenti con il progetto “La Via Dell’Oro Giallo”

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 11/25/2024 - 10:59

Si è conclusa di recente la terza edizione di Roots-In, borsa internazionale dedicata al turismo delle origini tenutasi nella meravigliosa cornice di Matera il 18 e il 19 novembre e promossa da Agenzia di promozione territoriale della Basilicata (Apt) e Regione Basilicata, in collaborazione con ENIT e con il patrocinio del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Anche noi siamo stati presenti come espositori per promuovere La Via Dell’Oro Giallo, il nuovo e originale percorso turistico che mette in connessione alcuni dei siti storici e archeologi più noti e apprezzati della Sicilia con punti d’interesse ancora poco conosciuti e visitati.

La Fiera

L’edizione 2024 di Roots in ha coinvolto 80 buyer provenienti da ogni parte del mondo e 155 seller, gli stand con le offerte di enti pubblici e privati, il forum dedicato al Made in Italy e i Lab con 60 relatori.

Si è trattato di un’importante occasione per creare una rete di interconnessione con gli operatori turistici e gli enti della regione, che si sono dimostrati subito interessati a promuovere il nostro itinerario, non soltanto al turista italiano, ma anche agli stranieri che sono alla ricerca delle loro origini italiane e dei luoghi in cui hanno vissuto e sono cresciuti i loro antenati.

Infatti, secondo Italea, il programma di promozione del turismo delle radici, questo tipo di viaggio di esperienza muove oltre 80 milioni di persone nel mondo e ha un potenziale impatto economico di otto miliardi di euro. Non solo: il settore sarebbe anche in grado di generare nuova occupazione (90mila posti di lavoro).

La Via Dell’Oro Giallo

L’itinerario La Via Dell’Oro Giallo parte dal mare per arrivare sulle colline site all’interno dell’isola, alternando un paesaggio caldo dai colori pastello a una fitta flora dal clima meno mite, un percorso che attraversa tesori archeologici e panorami di straordinaria bellezza.

La via dell’Oro Giallo propone una visita a punti d’interesse che si sviluppano sulla città di Gela, Piazza Armerina, Aidone ed Enna ripercorrendo la via del grano, dell’Oro Giallo appunto, le cui coltivazioni sin dall’epoca greca hanno ricoperto questo territorio caratterizzandone l’economia e la vita sociale.

Il nostro obiettivo è attrarre l’attenzione dei tour operator italiani e internazionali oltre che dei visitatori per favorire lo sviluppo di flussi turistici di qualità in tutte le stagioni dell’anno, attraverso una collaborazione sinergica di tutti coloro che operano nel settore.

Possiamo dire che la partecipazione alla Borsa Internazionale del turismo delle origini ha rappresentato un importante hub di connessione con i rappresentati pubblici e privati della Sicilia e un confronto costruttivo con i vari progetti volti a diffondere un turismo consapevole e adeguato al mercato di riferimento.

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“La vita nel Medioevo: quando Gela si chiamava Terranova” sarà trasmesso su Retechiara sabato 9 novembre alle 20:30

Gela Le Radici del Futuro - Gio, 11/07/2024 - 14:12

Come si viveva 8 secoli fa a Gela?

Jacopo Fo e Gela le Radici del Futuro presentano un cartone animato didattico sulla Gela medioevale.

Prima televisiva assoluta su Retechiara sabato 9 novembre alle 20,30

Romanzi e film ci trasmettono un’idea distorta di quei tempi durissimi.

Cavalieri in armatura e dame riccamente vestite fanno immaginare a molti una vita elegante, piena di buoni sentimenti, codici cavallereschi, castelli meravigliosi…

Così non ci si rende conto di quante comodità oggi banali erano allora sconosciute, non mancavano solo auto e cellulari ma anche forchette, occhiali e bagni.

In questo cartone diamo ampio spazio al racconto delle tecnologie medievali allo scopo di fornire una prospettiva storica della vita quotidiana, che a volte la scuola fa fatica a raccontare in modo appassionante. Molti studenti non hanno un’idea precisa di com’era vivere 800 anni fa:un’epoca crudele e piena di ingiustizie dalle quali non si salvavano neppure le donne della nobiltà costrette a matrimoni decisi dai padri per ottenere vantaggi economici o politici.

Nello stesso tempo nel Medio Evo assistiamo alla diffusione della cultura e della scienza e a possibilità di riscatto per uomini e donne prima sconosciute.

E vediamo anche un’esplosione di creatività artistica con dipinti che raccontano di animali parlanti, lumache guerriere, gatti musicisti, diavoli tentatori, draghi e mostri incredibili che competono con quelli del moderno cinema di fantascienza.

In questo cartone animato realizzato da Jacopo Fo, Dario Scaramuzza e Federica Nardi, abbiamo sperimentato le possibilità innovative offerte dall’intelligenza artificiale nella manipolazione delle immagini, mischiando a queste rappresentazioni digitali dipinti d’epoca e disegni da noi realizzati, ottenendo così una varietà di stili che possono produrre un grande effetto orchestrale di musicalità visiva.

 

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Gela Le Radici del Futuro porta l’itinerario turistico “La via dell’Oro Giallo” al Roots-IN 2024 a Matera

Gela Le Radici del Futuro - Gio, 11/07/2024 - 13:43

Il Roots-IN 2024 sarà il momento clou del  ”2024- Anno delle radici italiane nel mondo

Dedicato al TURISMO DELLE RADICI E MADE-IN-ITALY si articolerà in due giorni di networking con tour operator e agenzia di viaggio italiane e internazionali.

Formazione e business matching dedicati al “turismo di ritorno” nella terra d’origine

Il Roots-IN si terrà il 18-19 novembre 2024 a Matera, Centro Congressi UNA MH.

Una occasione particolarmente importante per una terra che è stata oggetto di importanti flussi migratori e che ha quindi enormi potenzialità nel campo del “turismo di ritorno”.

Gela le Radici del Futuro sarà presente con un proprio stand e porterà all’attenzione degli operatori turistici il percorso archeologico “La via dell’Oro Giallo”

La Via dell’Oro Giallo è una iniziativa nata nell’ambito del progetto GelaleRadicidelFuturo, sostenuto da Eni, grazie anche alla partecipazione dei Comuni di Aidone, Enna, Gela, Piazza Armerina, con la consulenza scientifica di Serena Raffiotta.

La Via dell’Oro Giallo è un originale percorso turistico che mette in connessione alcuni dei siti storici e archeologi più noti e apprezzati della Sicilia con punti d’interesse ancora poco conosciuti e visitati.

L’itinerario si inserisce in una serie di azioni che hanno come obiettivo attrarre l’attenzione dei tour operator italiani e internazionali oltre che dei visitatori per favorire lo sviluppo di flussi turistici di qualità in tutte le stagioni dell’anno. Il dépliant che illustra il percorso è fruibile e scaricabile  gratuitamente online.

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Speciale Tramutola

CuoreBasilicata - Mar, 10/29/2024 - 20:21

Prosegue senza sosta il nostro viaggio nel cuore della Basilicata, che oggi ci porta a scoprire Tramutola! Tramutola spicca su un’altura a circa 650 m sul livello del mare e il suo verde territorio è attraversato da diverse sorgenti, facendola rientrare in uno splendido scenario tra imponenti montagne alternate a colline e fertili pianure, ma soprattutto boschi, perlopiù castagneti, in cui potersi piacevolmente perdere in passeggiate ed escursioni. Il patrimonio ambientale del Comune di Tramutola  è ricco di boschi e di sentieri, tra cui non possiamo non segnalare la Pineta di Monticello, che ricopre l’altura del monte che si erge proprio davanti al paese. Da non perdere per chi ama le escursioni a piedi o in mountain bike, presenta inoltre alcuni sentieri del circuito FIDAL, consentendole così di ospitare competizioni sportive di natura podistica. Imperdibile e ineguagliabile il panorama dell’intera Valle una volta raggiunta la vetta!

Si ritiene che il nome “Tramutola” derivi dalla sua posizione: sappiamo infatti che si trova in un luogo che in passato costituiva il punto obbligato di passaggio (“trames” dal latino “via trasversale, scorciatoia”) che permetteva la lo scambio di merci e le comunicazioni tra le popolazioni delle valli di Diano e del Tanagro con quelle della Val d’Agri. La nascita di Tramutola viene indicata nell’anno 1144, da sempre legata a doppio filo al mondo del clero; basti pensare che attorno al 1850, su una popolazione di circa 4250 persone, si potevano contare ben 25 preti! Proprio in questo periodo i tramutolesi assistono ad un fatto miracoloso: la statua della Madonna del Rosario portata in processione il 17 maggio 1853, pone fine alla persistente siccità. Fu così che, a partire da quell’anno, ogni 17 di maggio viene festeggiata la “Madonna dei Miracoli” a cui l’intera popolazione è particolarmente devota.

Questa bellissima e venerata statua lignea della fine del XVII secolo, viene oggi custodita all’interno della Chiesa Madre della SS. Trinità. La Chiesa ad oggi non conserva nulla dell’originario impianto romanico,  purtroppo, ma possiamo ammirare i restauri avvenuti nel 1505, quando fu aggiunto anche il portale in pietra. L’interno è a tre navate con ricche decorazioni di stile barocco. Da ammirare certamente il crocifisso ligneo della prima metà dell’Ottocento, le tele ad olio del XVIII secolo nella navata destra, mentre nella cappella domina il polittico di Antonio Stabile, datato 1569, raffigurante la Deposizione con Sant’Agostino e San Giovanni Battista.

Di fronte alla chiesa della Trinità si trova la Chiesa del Rosario col suo imponente rosone marmoreo del 1577. L’interno è a navata unica, con un altare di legno del 1671 e ricche decorazioni barocche, tra cui si conserva un importante polittico dorato che si eleva sino al soffitto, formato da 15 formelle intagliate al suo interno che illustrano i misteri del Rosario. Al centro si apre una nicchia dove viene conservata la statua lignea della Madonna del Rosario con il Bambino in braccio. Nella Chiesa si conservava in precedenza anche l’altra statua nominata in precedenza, argentata, dipinta con diversi colori e con il diadema; sicuramente più maneggevole di quella collocata nella nicchia, per questo veniva preferita nelle processioni ed esposta ogni domenica nella Chiesa Madre.

Piccola ma caratteristica è invece la chiesa della Madonna di Loreto, nata come cappella gentilizia verso la metà del XV secolo, inserita tra due edifici privati. Nella sua unica navata pentagonale possiamo osservare tre affreschi ben conservati che rappresentano  S.Caterina,  S.Lucia e la Madonna del Latte. I dipinti murali della piccola Chiesa sono nuovamente fruibili dal 2010  grazie al restauro a cura della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici.

Da menzionare è anche la Cappella del Rosariello, attualmente detta di Chiesa di Santa Lucia per la tradizione di aprirla al pubblico il 13 dicembre. La facciata principale presenta un portale lavorato in pietra grigia, sormontato dalla scritta che ne ricorda i restauri del 1724. Proprio in questa occasione, la cappella fu dotata di un quadro a olio raffigurante la Madonna del Rosario con ai piedi S.Domenico, S.Caterina, S.Lucia e S.Appollonia, posto di fronte all’entrata, mentre sull’altare si trova la settecentesca statua lignea della Madonna del Soccorso.

Si fanno certamente notare anche le numerose case nobiliari, come il Palazzo Terzella e il Palazzo Rautiis, insieme a molti altri, tutti forniti di antichi ed imponenti portali. Palazzo Rautiis, è un edificio del XIX secolo appartenuto ad una famiglia d’origine spagnola, sorto come casino di campagna, dall’imponente sagoma e con due torrette laterali e robuste mura in pietra. Il senso di simmetria e di eleganza pervade tutto l’edificio! La concezione originaria era infatti improntata all’eleganza nel senso più puro del termine, che si può infatti ritrovare in ogni dettaglio della sua costruzione, come nella linea elaborata dei balconi in ferro battuto, nel paramento raffinato, o nel fregio che incide l’arco del portale d’ingresso. Di epoca poco precedente abbiamo invece Palazzo Terzella, un palazzo gentilizio risalente al XVII secolo appartenuto alla nobile famiglia da cui prende il nome. Situato nel centro storico, presenta una facciata decorata in stile ottocentesco e si sviluppa su quattro livelli. È presente, inoltre, un elegante cortile interno scoperto da cui una scalinata in pietra porta ai piani superiori.

Poco distante da qui, si può ancora toccare con mano e veder rivivere la memoria e la tradizione del paese, con l’Antico Lavatoio “Ngap l’acqua”, un caratteristico lavatoio del XVII secolo utilizzato ancora oggi dalle donne anziane per lavare il bucato. La stessa acqua alimentava un tempo anche l’adiacente mulino ormai in disuso e, sul lato destro dell’edificio, è possibile scorgere una fontana in pietra del 1800 con quattro cannelle. Questo luogo così identitario e carico di importanza storica e culturale,  è stato anche scelto come set di una delle scene di “Basilicata cost to cost” di Rocco Papaleo.

A pochi chilometri dal centro abitato, seguendo il filone che lega Tramutola all’acqua, troviamo la sorgente Caolo, immersa in una vasta area verde che può vantare un ricco patrimonio sia faunistico che vegetale.  L’acqua qui sgorga abbondante, ciò fa sì che la sorgente abbia il primato in tutto il comprensorio della Val d’Agri, con una portata di circa 900 litri di acqua al secondo, oltre ad avere la particolarità di essere alimentata da due bacini posti a quote diverse, collegati da inghiottitoi e percorsi di origine carsica.

Incastonata nella roccia è possibile poi notare la presenza di una centrale idroelettrica risalente al 1924 e tutt’oggi in pieno funzionamento, costruita appositamente per poter sfruttare la sorgente.

in contrada Caranna, a circa 3 km dal centro abitato, sorge invece l’Acquapark Val d’Agri, un complesso apprezzato e conosciuto da molti decenni, che si apre su una superficie di circa 25.000mq distinta tra area balneazione, area sport, area verde adibita a parco giochi per bambini e area food & relax, in una suggestiva cornice boschiva. Riserva così a grandi e piccini un’attenzione speciale, con attrazioni acquatiche che regalano forti emozioni e divertimento oppure una pura sensazione di benessere. L’Acqua Park Val d’Agri è aperto nei mesi estivi e rappresenta, da sempre, un punto di riferimento per i lucani e non solo: ogni anno, infatti, la struttura vanta diverse migliaia di presenze!

Per gli amanti dello sport troviamo poi in contrada Castiglione, non lontano dall’Acquapark, lo Stadio A. Terzella, teatro storico delle imprese sportive delle società di calcio Tramutolesi, che ora sta completando la sua fase di restyling. Il campo sportivo potrà contare su un nuovo manto in erba sintetica di ultima generazione e su una pista di atletica a quattro corsie. Grazie a questi interventi, la struttura è già riconosciuta tra le migliori della provincia!

Come abbiamo visto già negli altri “speciali”, sappiamo bene che ogni paese può vantare una tradizione gastronomica da far venire l’acquolina in bocca al solo pensiero ma, soprattutto, ognuno ha un prodotto principe che lo caratterizza: per Tramutola è senz’altro la Castagna Munnaredda, che nell’ultimo week-end di ottobre si rende protagonista della sagra dedicata, arrivata ormai alla XIIIesima edizione. L’evento mira ad  esaltare il gusto ed il sapore della castagna grazie alle tante ricette elaborate nel percorso, ma anche a rendere il paese punto di riferimento culturale oltre che culinario, in un perfetto connubio fra storia, gastronomia e tradizione. Sicuramente non si può perdere l’occasione per degustare queste chicche gastronomiche, ma anche per partecipare alle passeggiate ed escursioni nei castagneti organizzate dalla Pro Loco.

 

Fonte immagini: Comune di Tramutola e Pro Loco Tramutola

 

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Giornate FAI d’Autunno: il 12 ottobre a Gela con il laboratorio di restauro del relitto “Gela II”

Gela Le Radici del Futuro - Mar, 10/08/2024 - 14:33

Sabato 12 e domenica 13 ottobre 2024 tornano per la tredicesima edizione le Giornate FAI d’Autunno, uno dei più importanti e amati eventi di piazza dedicati al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese.

Per l’occasione a Gela, sabato 12 ottobre, all’interno dell’area archeologica di Bosco Littorio, si potranno apprezzare in anteprima le attività di primo intervento e restauro del relitto “Gela II”, la nave oneraria utilizzata per il trasporto di merci sulle rotte tra la Sicilia e la Grecia.

Gela II

Le operazioni di recupero del relitto, denominato “Gela 2”, individuato nel 1995 nei fondali di contrada Bulala a Gela, sono cominciate alcuni mesi fa.

Si tratta di una nave greca del V secolo a.C. lunga circa 15 metri e larga 5, rinvenuta a circa 6 metri di profondità.

La Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, grazie ad un finanziamento del Fondo sociale di coesione di oltre 900 mila euro, già nel mese di luglio aveva avviato lo scavo archeologico subacqueo per liberare i legni dell’imbarcazione, oltre che i materiali relativi al carico della nave, dai fondali particolarmente sabbiosi.

Le operazioni sono state realizzate dalla ditta specializzata in lavori subacquei Atlantis scrl di Monreale, in provincia di Palermo, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza del mare.

L’antica imbarcazione, denominata “Gela II”, fu scoperta nel 1990 nelle acque di contrada Bulala a circa 800 metri dalla costa e poco distante dal primo relitto di età arcaica che fu invece scoperto nel 1988.

Tra la prima e la seconda imbarcazione negli anni sono stati scoperti vari reperti che facevano parte del carico tra cui un basamento, delle coppe, delle anfore. A proteggere per millenni i relitti e i reperti sono stati i fondali particolarmente sabbiosi di Bulala.

I tempi

Il tempo stimato per l’esecuzione dei lavori di recupero è di 270 giorni. Per cominciare, sarà completato lo smontaggio e il recupero dei legni dell’imbarcazione e poi inizieranno i lavori di restauro all’interno dei locali di Bosco Littorio, messi a disposizione dalla Soprintendenza per i Beni culturali di Caltanissetta, all’interno del Parco archeologico di Gela.

«Nei prossimi mesi – dice l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinatoi visitatori che si recheranno al Bosco Littorio potranno assistere alle operazioni di desalinizzazione e restauro dei componenti dell’imbarcazione, così come avvenuto per il Marausa 2. Una volta completate queste attività, si provvederà alla conservazione della nave dentro il “Museo della navi di Gela” all’interno dello stesso Bosco Littorio».

La visita

I visitatori, guidati dagli apprendisti ciceroni e volontari della Delegazione FAI Caltanissetta, potranno entrare all’interno del laboratorio dove vengono realizzate le attività di primo trattamento conservativo, consolidamento e restauro definitivo. L’area di scavo è uno scrigno che ogni giorno dona stupefacenti reperti destinati alla futura e definitiva “musealizzazione” presso il Museo dei relitti delle navi greche, in corso di allestimento nella nuova e bellissima struttura espositiva di Bosco Littorio, che verrebbe ad ospitare, caso unico, addirittura due relitti di navi greche integralmente conservati.

Le visite di un’ora circa, su richiesta anche in lingua inglese, prevedono un contributo minimo di 3 euro e sono a cura degli Apprendisti Ciceroni e dei Volontari Gruppo FAI Giovani di Caltanissetta.

ORARI: 10-13, 15-18. L’ultimo ingresso è previsto per le ore 17.

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La riserva Geloi Wetland diventa “Fondo chiuso”

Gela Le Radici del Futuro - Mar, 10/08/2024 - 11:36

Vietata la caccia su una superficie di oltre 150 ettari

Geloi Wetland è stata ufficialmente riconosciuta dalla Regione Siciliana quale “Fondo Chiuso” ai sensi dell’art. 24 della Legge Regionale n. 33 del 1 settembre 1997.

Lo dichiara, con grande soddisfazione, l’associazione CEA ODV, ente gestore della Riserva Naturale Privata.

Questo importante riconoscimento, dato a seguito di una serie di sopralluoghi operati dall’Unità Operativa 1 – Affari generali e coordinamento delle attività finanziarie – Ripartizione faunistica venatoria della Regione Siciliana, rappresenta un passo fondamentale nella tutela e valorizzazione dell’area, già inclusa all’interno della Zona di Protezione Speciale (ZPS) della Piana di Gela, in ottemperanza alla Direttiva Europea “Uccelli” (2009/147/CE).

Il riconoscimento della Riserva della Stiftung Pro Artenvielfalt come “Fondo Chiuso” ribadisce che, su una superficie di oltre 150 ettari, verrà vietata ogni forma di caccia, in qualsiasi periodo dell’anno.

Questo provvedimento si traduce in una zona di “silenzio venatorio”, una misura cruciale per il raggiungimento degli obiettivi del Piano di Gestione della ZPS in cui ricade la Piana di Gela.

La limitazione della caccia consente infatti di creare un ambiente sicuro e protetto per la fauna selvatica, favorendo la conservazione delle specie più vulnerabili e promuovendo la rigenerazione degli ecosistemi locali, quali gli acquitrini temporanei mediterranei.

La Riserva Geoloi Wetland

La Riserva Geloi Wetland è un’area di straordinaria rilevanza ecologica, ospitando habitat unici e 176 specie di uccelli migratori e stanziali, molte delle quali a rischio di estinzione. Grazie alla designazione come “Fondo Chiuso”, queste specie potranno trovare rifugio e condizioni ideali per riprodursi, riposarsi e alimentarsi, contribuendo così alla tutela della biodiversità e alla salvaguardia del patrimonio naturale. In particolare, l’assenza di disturbo antropico favorirà l’aumento delle popolazioni di uccelli come aironi, anatre, limicoli e rapaci, migliorando significativamente la qualità ecologica dell’area.

La costituzione del Fondo Chiuso presso Geloi Wetland è un esempio concreto di gestione sostenibile del territorio e di cooperazione tra enti pubblici e privati per la tutela del patrimonio naturale.

Questa iniziativa si inserisce nel più ampio quadro di strategie volte a garantire il mantenimento degli equilibri ecologici e a promuovere la resilienza degli ecosistemi della Piana di Gela.

Siamo orgogliosi di questo traguardo, frutto di un costante impegno per la protezione dell’ambiente, e ringraziamo tutti i soggetti coinvolti in questo importante percorso di tutela della biodiversità. Lavoreremo con dedizione per assicurare che la Riserva Geloi Wetland continui a essere un modello di conservazione e gestione della natura, a beneficio delle generazioni future”- si legge in un comunicato.

 

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Il nuovo documentario animato “Quando Gela si chiamava Terranova”

Gela Le Radici del Futuro - Gio, 10/03/2024 - 15:12

È in arrivo il nuovo documentario animato “La vita nel Medioevo: Quando Gela si chiamava Terranova”

Come si viveva nel Medioevo?

Lo racconteremo con un viaggio che comincia proprio a Gela, fondata dall’imperatore Federico II, nel 1200, un’occasione per vedere una città allora considerata modernissima e la vita dei suoi abitanti.

Dopo il successo dei primi due documentari animati sulla vita nell’antichità gelese e l’epoca greca e sulle leggende medioevali, affrontiamo con questo lavoro una questione molto importante per la didattica.

Molti fanno fatica a comprendere le enormi differenze tra la nostra quotidianità e quella di 800 anni fa.

E questo fatto impedisce di comprendere il grande cammino dell’umanità, la difficile avventura del progresso e perché, nonostante tutto, possiamo continuare a sperare in un futuro sempre migliore.

Non conoscere il passato porta a non comprendere il presente e temere il futuro.

Ci occuperemo quindi di confrontare una strada, una casa e i suoi abitanti, di oggi e di 800 anni fa, prendendo Gela come esempio migliore per quegli anni, visto che fu fondata da un regnante illuminato che la volle come esempio di città modello.

E ci occuperemo anche dell’immaginario di quegli anni, utilizzando nel racconto molte immagini medioevali.

Ma utilizzeremo pure immagini prodotte dall’intelligenza artificiale e disegni di Jacopo Fo e Dario Scaramuzza per giocare con il passato allo scopo di capire il presente.

Anche questo video oltre che nel web sui social e le tv sarà diffuso nelle scuole italiane grazie alla collaborazione con portali e associazioni di insegnanti e presidi.

Il documentario animato “La vita nel Medioevo: quando Gela si chiamava Terranova” sarà presentato in anteprima a Gela nel mese di ottobre. Stay Tuned!

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Speciale Grumento Nova

CuoreBasilicata - Mar, 10/01/2024 - 19:48

Il nostro viaggio nella val d’Agri diventa oggi un viaggio nel tempo! Una storia millenaria, infatti, circonda Grumento Nova, ricca di stratificazioni storiche, nota con il nome di Grumentum fino alla sua distruzione avvenuta per mano dei Saraceni nel IX secolo d. C. Gli abitanti in fuga si dispersero nei piccoli insediamenti dei paesi limitrofi fondando, sul colle al di sopra dell’antica città romana, Saponara. Questo, infatti, fu il nome ufficiale del paese per quasi mille anni, fino al novembre 1932, quando fu trasformato nell’attuale Grumento Nova.

Il primo nucleo antico si aggregò in altura, intorno al tempio dedicato alla divinità egizia Serapide, ma il sisma del 1857 cancellò purtroppo quasi tutte le testimonianze monumentali del passato, anche se si possono ancora trovare tracce dell’antico nucleo medievale, come la Porta di San Francesco, e i resti dell’imponente castello, eretto nella seconda metà del XI sec dai Conti di Montescaglioso. il Castello Sanseverino, tra i simboli più importanti del comune, edificato nel 1100, è l’antico salone che a fine ‘600 ospitò il ricevimento delle nozze della principessa Aurora Sanseverino, poetessa e mecenate. Il castello subì numerose aggiunte e modifiche ad opera dei feudatari succedutisi nel tempo. Durante il XVII secolo, ad esempio, la struttura comprendeva ben dodici appartamenti e un teatro, dislocati su una struttura di quattro piani. Dell’antico palazzo sopravvive ad oggi, oltre a ruderi sparsi, una parte delle scuderie sulla cui facciata s’intravede lo stemma dei Sanseverino.

Senza spostarci di molto, possiamo subito trovare il Giardino Botanico. Organizzato su più livelli a terrazzamenti e interamente percorribile a piedi. È  un naturale percorso sensoriale e riserva della biodiversità locale grazie alla presenza di piante officinali e ornamentali, di cui alcune coltivate e altre a crescita spontanea. I visitatori possono effettuare visite guidate, laboratori didattici ed esperienziali studiati ad hoc, anche per i più piccoli!

Grumento Nova, grazie alla sua posizione, gode di diversi affacci panoramici che regalano viste mozzafiato. Le più belle sono sicuramente quelle che si possono ammirare dal Piazzale Aurora Sanseverino, che offre una magnifica veduta sulla Valle, racchiusa dai monti, e che si può apprezzare al meglio in ogni suo dettaglio grazie ad un binocolo panoramico installato sul posto. Il piazzale, o belvedere, si trasforma d’estate anche in un luogo suggestivo in cui prendono vita eventi culturali e musicali.

La fama del paese, chiamato “la piccola Pompei della Basilicata”, lo precede. Questo nomignolo è dovuto ai resti archeologici dell’antica città di Grumentum , ora Parco Archeologico, e al relativo Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri. Il museo racconta la storia di Grumentum e del territorio dell’antica città romana dalle sue origini. Fondata dai Romani  divenne uno dei centri più importanti dal III sec. al IX sec. d.C.,  data della sua distruzione per mano dei Saraceni. Il museo è in un edificio a due piani, che riesce così a suddividere i reperti in due sezioni principali, rispettivamente dedicati all’epoca preromana e a quella romana. Ad accompagnare i visitatori nella visita, troviamo numerosi pannelli didattici che ricostruiscono i principali monumenti della città. Entrando nel parco ci si imbatte invece nel teatro per poi trovare i due templi più importanti, l’Augusteo e il Capitolium. Proseguendo nella visita è possibile riconoscere anche le strutture delle terme repubblicane, delle terme imperiali, della Chiesa di Santa Maria Assunta, e l’anfiteatro ellittico.

 

A poca distanza dall’Area Archeologica di Grumentum, un percorso lungo il fiume Agri che porta al torrente Sciaura, consente di raggiungere un luogo incontaminato e di suggestiva bellezza, con la presenza dei resti della Chiesa paleocristiana di San Laverio, complesso sacro costruito in onore del primo martire lucano.

Oltre alla storia di un glorioso passato, che vive in ogni aspetto dell’odierna Grumento, anche la fede e la religione sono da sempre una colonna portante della tradizione grumentina. A testimonianza di ciò troviamo il Santuario della Madonna di Monserrato, che risale al 1582 e si trova sul Monte Castello, a circa 6 km dal centro di Grumento Nova. La sua posizione, così dislocata, è dovuta all’occultamento della statua della Madonna dell’Assunta da parte dei cristiani per evitarne la distruzione durante le invasioni saracene. Il culto è ad oggi molto sentito, infatti è considerata la festa più importante di Grumento Nova. Il martedì dopo Pasqua e l’ultima domenica di agosto, la statua della Madonna è portata in processione dal paese al monte e viceversa, accompagnata dai fedeli, dalla banda e dagli alabardieri, per una festa religiosa e civile di grande rilievo.

Anche il Santuario della Madonna del Grumentino è meta di un pellegrinaggio molto sentito dalla comunità, che ha luogo fin dal 1739, anno in cui si racconta che la Madonna, apparsa in sogno a una suora del Monastero di San Giovanni Battista, fece cessare un morbo che affliggeva il paese. Da allora si festeggia la Madonna Salus Infirmorum, “salvezza dei malati”. Le celebrazioni iniziano la mattina con la discesa dal paese e, all’arrivo, si celebra una messa e si tiene ancora oggi una grande fiera sull’impronta delle fiere di bestiame che si svolgevano in passato.

Agli inizi del XII secolo, sul preesistente tempio pagano venne costruita la Chiesa Madre intitolata a Sant’Antonino Martire, frutto di diversi restauri e ricostruzioni nel corso della sua storia. Con una semplice facciata a capanna e all’interno diverse opere di pregio, tra le quali alcuni affreschi del Cinquecento e un dipinto dell’Ultima Cena risalente al XIX sec. La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, invece, fu costruita interamente nel 1860, aggiunta alla cappella preesistente del XV secolo. Anticamente era annessa al palazzo della famiglia Ceramelli, dove il suo più illustre proprietario, lo studioso Carlo Danio, collocò numerosi reperti provenienti dalla città di Grumentum. Un portale in pietra settecentesco porta ad un piccolo cortile, prima di arrivare all’ingresso. All’esterno si presenta con una facciata sobria in pietra; nella parte superiore si possono ammirare la testa in pietra di S. Biagio e una meridiana. Al suo interno un’unica navata. La chiesa, ad oggi restaurata, ospita il Museo Civico Ecclesiastico.

Stretti vicoli e  lunghe scalinate permettono di raggiungere chiese e antichi palazzi nobiliari, come il Palazzo Giliberti, nel centro storico del paese, riportato agli antichi splendori dopo un recente restauro. Il complesso ospita oggi la sezione antica della Biblioteca Nazionale “Carlo Danio”, alla quale è stata aggiunta una ricca collezione di opere più moderne, per consentirne la fruizione a tutti. Il luogo è reso ancora più suggestivo da una terrazza con vista sulla Valle e sul lago!

Osservando il territorio di Grumento Nova nella sua estensione, è impossibile non notare la varietà di paesaggi che caratterizzano i suoi luoghi: il fondovalle, le cime montuose, i paesaggi fluviali e l’ambiente lacustre. Per questo motivo è di fondamentale importanza la salvaguardia dell’ambiente, rendendolo un tema rilevante, aumentando la consapevolezza ed educando al rispetto. A tal proposito, menzione speciale all’incantevole Bosco Maglie, sede del centro di educazione ambientale  “Bosco dei Cigni”. circondato da maestosi alberi e da una ricca varietà di flora e fauna  tutta da scoprire! il sottobosco, si copre di abbondanti fioriture sgargianti in primavera, mentre in autunno i colori virano verso i toni caldi e della terra, regalando scenari sempre nuovi. Il bosco si estende fino ad arrivare alle rive del lago di Pietra del Pertusillo, che condivide con i territori di Montemurro e Spinoso. L’ecosistema che si è andato a creare ha reso il lago una delle zone protette del Parco Nazionale dell’Appenino Lucano Val D’Agri-Lagonegrese, ideale soprattutto per gli amanti del birdwatching data la presenza e la nidificazione di molte specie protette o a rischio di estinzione, tra cui il nibbio reale e il picchio rosso, il gufo e la cicogna.

Grumento Nova è conosciuta e apprezzata anche per la sua tradizione enogastronomica, già i romani producevano vini nella campagna grumentina. Il paese rientra infatti nel territorio di produzione di vini pregiati come il Grottino di Roccanova Igp e il Terre dell’Alta Val d’Agri Doc. Ad accompagnare questi prodotti troviamo miele, frutta, salumi e formaggi, prodotti sempre sul territorio. Per celebrare questa antica tradizione viene organizzata ogni anno, in agosto,  la Festa del vino, per onorare la ricchezza enologica dell’area. Durante la festa viene assegnato il premio per il miglior vino dell’annata a produttori non professionisti e vengono organizzate degustazioni tra le vie del paese: un evento imperdibile per appassionati e non!

 

Fonti Immagini: Comune di Grumento Nova e Basilicata Turistica

 

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Speciale Montemurro

CuoreBasilicata - Sab, 09/28/2024 - 19:32

Noto con il nome Castrum Montis Murri, sorto intorno all’anno Mille in seguito al declino della città romana di Grumentum, oggi andiamo a scoprire Montemurro!

Già dalle sue origini considerato un importante centro attrattivo e di rilevante importanza grazie alla presenza di due conventi, domenicano e francescano, ma soprattutto all’attività di molitura delle olive e di concia delle pelli. A Montemurro esiste infatti ancora oggi il rione Concerie, chiamato così per la fiorente attività di concia delle pelli così attiva nei secoli passati, tanto che la tipica tecnica di lavorazione detta “concia montemurrese”, era nota anche fuori regione. Parte dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, il centro abitato sorge a 723 metri s.l.m., ma il suo territorio arriva a sfiorare i 1300 metri se ci allontaniamo, raggiungendo la sua montagna più alta: il monte Santo Jaso.

Questo è un luogo di particolare importanza per la comunità in quanto, sulla sua sommità, in un ampio ed aperto piazzale ricco di verde e circondato da una corona di monti, è presente il Santuario della Madonna di Servigliano, piccolo ma suggestivo, edificato nel 1911 e tutt’oggi sede della statua di Maria. Si narra che sia stata proprio la Madonna, apparsa in sogno, ad indicare il luogo in cui costruire il santuario. Come da tradizione ormai secolare, la statua viene portata a spalla dai montemurresi nella seconda domenica di maggio per poi essere riportata in paese il secondo sabato di settembre, in un percorso di circa 13 km tra fede, folklore e tradizione; un evento a cui tutta la popolazione partecipa con devozione.

Lo sviluppo dell’artigianato e dell’agricoltura è fin dal principio andata di pari passo con la crescita culturale e spirituale del paese, che si è arricchito di chiese e cappelle, in segno della forte fede che ha accompagnato la quotidianità degli abitanti. Troviamo ad esempio la Chiesa del Soccorso, con la sua architettura affascinante, e la Chiesa di San Rocco, costruita intorno al 1690, con pitture murarie di grande rilievo realizzate dai montemurresi Pasquale e Antonio Lotito, e un grande dipinto ad olio raffigurante San Rocco con le figure iconografiche, Sant’Anna e San Giuseppe, gli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni. L’immagine del Santo è anche su ceramiche smaltate poste sulla facciata esterna della chiesa.

Procedendo sul filone religioso, impossibile non parlare della Chiesa Madre intitolata a Santa Maria Assunta con l’annesso convento francescano di Sant’Antonio da Padova, entrambi risalenti al ‘600. La chiesa è a due navate divise da archi, con un campanile laterale. Sul muro dell’ingresso maggiore è riporta l’immagine di Sant’Antonio dipinto su maioliche, mentre al suo interno custodisce opere tra cui un grande dipinto ad olio sempre del ‘600, racchiuso in un’ampia cornice di legno dorato, che ritrae l’Assunzione della Madonna, diverse statue di Santi come quella di San Giorgio, patrono di Montemurro, e della Madonna di Servigliano per i mesi che vanno tra settembre e maggio. Un crocifisso ligneo del XVII secolo è ciò che attira l’attenzione, poiché oggetto di numerose storie che vengono tramandate; si narra infatti che più volte abbia parlato ai fedeli, e la prima volta, poco dopo la sua realizzazione, si riporta che abbia cambiato posizione della testa per essere una riproduzione più fedele.

Degno di nota è certamente quello che resta dell’ex convento della SS. Annunziata, ovvero parte della chiesa di S. Domenico, al cui interno troviamo le nicchie di S. Tommaso D’Aquino, della Madonna delle Olive e di S. Pietro Martire. Da tempo sconsacrata, la chiesa oggi ricopre un altro importante ruolo per la comunità, come sede della mostra permanente “Pittori Montemurresi del ‘500 e ‘600”. Si tratta di riproduzioni fotografiche di alcune delle opere in cui spiccano quelle realizzate dei caravaggeschi  Sellitto e Manecchia, originari di Montemurro, ma attivi artisticamente a Napoli. Pur non avendo a disposizione le opere originali, nel 2019, in occasione di “Montemurro capitale europea della cultura per un giorno”, il paese ha voluto farle conoscere ai visitatori attraverso riproduzioni fotografiche. Nei locali sovrastanti è invece presente la mostra “La stanza della pittrice”, dedicata a Maria Padula, illustre esponente nel Neorealismo. Si tratta di un’esposizione molto originale, che utilizza la tecnologia nel progetto “I luoghi della pittrice”: quattordici mattonelle bianche dislocate in altrettanti luoghi all’interno del territorio di Montemurro, segnano l’esatta posizione in cui l’artista poggiava il suo cavalletto! Un QR-code permette di visionare il dipinto sul display di un dispositivo, consentendo la comparazione della realtà attuale con quella di un tempo, questo fa sì che l’arte prenda vita e trasformi il paesaggio in un museo a cielo aperto!

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A Montemurro, però, la forma d’arte che in assoluto rappresenta l’identità del luogo, è senz’altro quella del graffito polistrato, ideato dal marito Giuseppe Antonello Leone, con opere visibili a tutti nei vicoli e lungo i corsi di Montemurro. Queste opere sono l’esito della Scuola del graffito fondata nel 2003, allo scopo di tramandare la tecnica a nuove generazioni. La rilevanza di questa tecnica attira numerosi artisti che da ogni parte d’Italia e del Mondo, giungono qui nell’ultima decade di agosto per partecipare all’”Edizione Artistica”. Ogni anno la commissione della scuola definisce il tema su cui gli artisti dovranno elaborare l’opera, per avere sempre risultati diversi e originali che possano arricchire il patrimonio artistico.  La prima edizione dell’evento fu dedicata a Leonardo Sinisgalli, grande personalità montemurrese, innovatore dal doppio interesse scientifico-tecnologico e artistico-letterario, che rivive nella Fondazione a lui intitolata nel 2008 nella casa di famiglia.

I segni del passato ci ricordano anche un’altra storia importante, come quella dell’Unità d’Italia, ricordata da palazzo Marra, sede del comitato insurrezionale nell’800 che cospirò a favore dell’Unità d’Italia, guidato dal montemurrese Giacinto Albini, nominato Governatore della Provincia di Basilicata da Garibaldi.

C’è poi una parte fondamentale dell’identità di Montemurro che si basa sulla presenza del lago del Pertusillo. Oggi questa storia è testimoniata grazie al Museo del Lago, inaugurato a luglio di quest’anno, con due postazioni multimediali multitouch dedicate rispettivamente alla consultazione di volumi digitali, sfogliabili all’interno di una libreria virtuale, e all’approfondimento delle caratteristiche storico-geografiche dei borghi che intrecciano con il lago un legame vitale, come Montemurro. Il territorio viene presentato con schede, testi e immagini per raccontare questo patrimonio, a cui va ad aggiungersi una sala immersiva con multi proiezione su tre pareti in cui poter vivere il lago, la vegetazione, i boschi e i paesaggi in maniera avvolgente. Tra i diversi contenuti recuperati, inoltre,  troviamo alcuni video documentari messi a disposizione dalla sede Rai di Basilicata.

L’acqua, dunque, è da sempre legata a Montemurro, non solo per l’affaccio sul lago, ma anche per la presenza di acque sorgive nel sottosuolo, con antichi lavatoi e numerosi ruscelli. Un territorio ricco di biodiversità impreziosito da vegetazione spontanea con ginestre e rovi, il corniolo usato dai pastori, abili intagliatori, per fabbricare i bastoni, unita alle colture di sempre, vite, grano e alberi da frutto come meli, alberi di nocciole, di mele cotogne e di sorbe. La coltura però che fa da padrona in questo territorio è l’oliva! “L’olio fino di Montemurro”, è un’eccellenza che ha permesso al Comune di poter aderire all’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Montemurro vanta infatti una tradizione olivicola antichissima, grazie anche al suo territorio, habitat ideale. Per questa attività i montemurresi chiedevano la protezione alla Madonna degli Ulivi, che festeggiavano già dal 1400 ogni 21 novembre, il giorno prima dell’inizio della raccolta. In passato erano numerosissimi i frantoi presenti fuori e dentro il paese, mentre ad oggi solo pochi restano a testimonianza di quell’attività. 

Il frantoio Dimase, che ha conservato una pressa in pietra e un tornio a legno risalente al 1600, si trovava nella cosiddetta la “via dei mulini”, nei pressi di un torrente di cui sfruttava la forza dell’acqua. Oggi è possibile effettuare un tour virtuale nel frantoio e attivare quattro video esplicativi del suo funzionamento. Da citare anche i frantoi Carrazza, e Lacorazza, visitabili anche all’interno del percorso della Sagra dell’Olio di Montemurro, che si tiene ogni anno nel mese di agosto, ormai da dieci anni, per poter gustare al meglio ed esaltare le caratteristiche di questo prodotto straordinario!

Per saperne di più sul Graffito Polistrato, leggi il nostro articolo! LINK

Fonte Immagini: Comune di Montemurro

 

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J’Essentia di Jennifer Puzzo: l’arte da indossare che veste la cultura

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 09/23/2024 - 17:00

Dopo aver conquistato Tokyo, l’artista e stilista Gelese Jennifer Puzzo torna a Milano in occasione della Fashion Week e introduce una novità creativa degna di nota.

Puzzo ha catturato l’attenzione non solo nelle passerelle ma anche alla serata di gala sul tema “Black& White”, con rimando al mood delle sue collezioni: l’arte da indossare che veste la cultura. Ai partecipanti sono stati donati i segnalibri di J’Essentia.

Dalla passerella alla Libreria: i segnalibri di J’Essentia sono custodi di storie, un ponte tra passato e presente, tra la moda e l’arte, tra sostenibilità e artigianato.

Realizzati con gli scarti dei tessuti d’arte utilizzati nelle collezioni del brand, questi segnalibri non sono semplici strumenti per non perdere il segno. Essi sublimano il concetto di opera unica, rendendo ciascun pezzo una piccola creazione artistica, capace di raccontare storie non solo tra le pagine di un libro, ma anche attraverso il proprio tessuto.

Ogni segnalibro è cucito con cura, rifinito a mano, frutto del recupero e della valorizzazione di materiali pregiati, legati a collezioni che hanno attraversato passerelle e raccontato l’essenza del Made in Italy. La loro realizzazione non è solo un atto creativo, ma un gesto di responsabilità ambientale: recuperare ciò che rimarrebbe in ombra per dar vita a qualcosa di nuovo, che abbia un significato e un valore intrinseco.

Con un’anima profondamente radicata nell’artigianato artistico, J’Essentia veste ora anche i libri degli appassionati di cultura, arte e moda, accompagnando i lettori in un viaggio che va oltre le parole. Ogni volta che una mano sfiorerà la trama del segnalibro, sentirà la storia di chi l’ha creato, di un’opera passata che trova una nuova forma di esistenza. Indossare l’arte, viverla, e ora anche leggerla.

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Il Parco Archeologico di Gela parteciperà ad ”ArcheoExperience nell’isola dei tesori”

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 09/23/2024 - 15:31

Anche il Parco Archeologico di Gela parteciperà ad “ArcheoExperience nell’Isola dei Tesori”, l’evento che si terrà ad Agrigento dal 26 al 29 settembre celebrando Agrigento 2025, Capitale Italiana della Cultura.

Promosso e organizzato dall’Assessorato dei Beni culturali e dell’identità siciliana della Regione Siciliana, l’evento avrà luogo presso il Parco della Valle dei Templi, il Teatro Pirandello con l’Atrio del Comune e in dodici siti ecclesiastici e storici di Agrigento, con l’obiettivo di valorizzare le 14 aree dei Parchi Archeologici diffuse nell’intero territorio: Catania e Valle dell’Aci; Gela; Himera, Solunto e Iato; Isole Eolie; Kamarina e Cava d’Ispica; Leontinoi e Megara; Lilibeo-Marsala; Morgantina e Villa Romana del Casale di Piazza Armerina; Naxos e Taormina; Segesta; Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria; Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai; Tindari; Valle dei Templi.

L’iniziativa intende delineare un’attività di valorizzazione del patrimonio archeologico e di promozione dell’offerta culturale, tenendo conto non solo del contesto archeologico, culturale e paesaggistico, ma anche dell’attrattività turistica, dei prodotti locali, del patrimonio immateriale, degli eventi.

Il programma è volto anche a intercettare il target del turismo scolastico, del turismo associativo, del turismo leisure organizzato e non, con la consapevolezza di promuovere esperienzialità e sostenibilità, oltre che a determinare la partecipazione attiva del sistema regionale delle Organizzazioni datoriali dell’intermediazione viaggi, delle Associazioni Professionali e Culturali di promozione sociale e dei Club di servizio.

Il Parco Archeologico di Gela sarà coinvolto nelle attività di ArcheoVirtual, dove, attraverso esperienze immersive e narrazioni digitali, si esploreranno miti e leggende legate alla Sicilia antica.

Questo evento intende anche creare sinergie tra le istituzioni culturali e favorire il turismo archeologico nella regione. I visitatori avranno l’opportunità di partecipare a diverse attività didattiche e interattive che includono esperienze virtuali e visite guidate nei principali luoghi di interesse storico. La presenza del Parco di Gela a questo evento conferma l’importanza del suo patrimonio e il suo ruolo chiave nella valorizzazione della storia siciliana

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Don Giorgio Cilindrello: a 20 anni dal sacerdozio accetta la chiamata per la missione

Gela Le Radici del Futuro - Lun, 09/23/2024 - 15:12

Dopo 20 anni di servizio sacerdotale in città, Don Giorgio Cilindrello si appresta a lasciare Gela e a seguire la sua passione per l’aiuto umanitario e annunciare il suo amato vangelo in giro per il mondo.

Don Giorgio, infatti, partirà per la missione, un desiderio che aveva nel cuore da diverso tempo ma che ha rimandato per prendersi cura dei genitori anziani.

Partire per una missione umanitaria è stato un desiderio che ho sempre conservato nel cuore. Il Signore mi ha fatto aspettare perché, magari, non ero pronto. Finalmente, dopo tanta attesa, sono pronto per partire. Non lascerò del tutto Gela, in quanto porterò con me la mia famiglia, tutti i volti dei miei cari, di amici e fratelli. Porto la mia città insieme a me. Quindi lascio ma non lascio.”, ha dichiarato Don Giorgio.

La notizia è stata accolta con gioia dalla famiglia del sacerdote che conta ben due sorelle, 4 fratelli, e 25 nipoti, da sempre abituati a questo pensiero.

Don Giorgio torna, così, alle sue radici, quando da frate minore rinnovato conduceva una vita da “nomade del vangelo”.

Dopo aver trascorso oltre 12 anni tra i frati minori rinnovati con il nome di Fra’ Michele, don Giorgio torna a Gela e completa gli studi di Teologia. Il 16 ottobre 2004 arriva l’ordinazione sacerdotale; da allora, Don Giorgio ha svolto il suo servizio prima come vice parroco nella chiesa San Giacomo Maggiore, e poi a San Sebastiano, accanto all’allora parroco don Franco Cavallo.

Il primo marzo 2012 è stato nominato parroco della chiesa San Francesco d’Assisi in cui è rimasto fino al primo ottobre 2017, quando è tornato nella parrocchia di Settefarine in veste di parroco.

Non è mai troppo tardi. Per me è importante potermi mettere in discussione. Bisogna vivere tutto con distacco e abbandonare ogni attaccamento materiale. Partire per la missione è una palestra importante per lo spirito e per l’anima”, conclude don Giorgio.

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Le radici di Gela al centro di un convegno ai Giardini Naxos

Gela Le Radici del Futuro - Mar, 09/03/2024 - 16:23

L’assessore alla Cultura Viviana Altamore ha relazionato ieri al convegno/dibattito svoltosi a Giardini Naxos , presso il Museo Archeologico Naxos, dal titolo “Sulle rotte dei Greci e dei Fenici – rete delle città di origine greca nel Mediterraneo“, alla presenza dell’Assessore alla Cultura di Giardini Naxos, di docenti universitari di Archeologia ed esponenti del ministero della Cultura della Grecia. “È stata un’occasione – afferma l’Assessore – per parlare delle radici identitarie di Gela, finora esclusa dai circuiti e dai dibattiti culturali, anche da parte dei paesi limitrofi con cui si condividono origini e tratti caratterizzanti comuni. Ho avuto modo di ricordare gli eventi storici riferibili alla nostra città, come il congresso sulla pace svoltosi a Gela nel 424 a.c., e dunque, dell’importanza di una rete delle città di origine greca che includa anche Gela, allo scopo di affrontare, con resilienza, le sfide dell’oggi, guardando al mediterraneo come centro di uno spazio politico europeo fondato sui principi di solidarietà, accoglienza, primato dei diritti

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Speciale Moliterno

CuoreBasilicata - Gio, 08/22/2024 - 13:38

Quest’oggi ci spostiamo a Moliterno, che andiamo a conoscere ancor di più e in alcune peculiarità forse ancora poco note, grazie alla preziosa collaborazione degli amici di Turismo Moliterno.

Se diciamo Moliterno diciamo “città della cultura”, cultura che si respira nel suo centro storico, nelle sue chiese e nei suoi musei. A Moliterno è presente una realtà culturale importante e unica nel suo genere, quella del sistema museale MAM (Musei Aiello Moliterno), che da ben quattordici anni è ormai stabile sul territorio, sviluppandosi in un progetto tutt’ora in espansione. Si tratta di una rete che conta ad oggi ben otto scrigni distribuiti sul territorio, con identità ben distinte tra loro, seppur uniti in un unico percorso concettuale.

Tutto è iniziato con una casa-museo intitolata alla memoria di Domenico Aiello, che oggi ospita il Museo Michele Tedesco e dell’Ottocento Lucano, il cui protagonista è l’omonimo pittore moliternese, considerato uno tra i più importanti artisti della sua epoca. Punto focale e maestoso del sistema museale è rappresentato certamente dal Museo del Paesaggio, ubicato nel Palazzo Aiello 1786,  con i suoi  quattro piani di meravigliosi scorci resi con tecniche diverse, che ritraggono prevalentemente i paesaggi della Costiera Amalfitana. Il Museo di Arte Contemporanea, invece, con piastrelle in cotto e soffitti in legno, ospita particolari opere contemporanee e sculture di artisti internazionali, nazionali, ma soprattutto locali, fra cui vanno sicuramente menzionati Cerone e Dalisi. Troviamo poi la Biblioteca Lucana Angela Aiello, con le sue raccolte di libri, mappe e stampe sulla Basilicata dal Seicento fino ai giorni nostri. Palazzo Aiello 1825 è sede invece di ben due realtà museali: il Museo della Ceramica, in cui hanno particolare rilevanza le ceramiche di Vietri, e il Museo del Novecento Lucano, che accoglie grandi nomi dell’arte locale. Il Museo di Arte Moderna va ad arricchire l’offerta artistico-culturale del paese con oggetti di design, opere della Corrente Novecento e grafiche di Picasso e Matisse, mentre l’ultimo arrivato è Palazzo Santacroce, uno spazio destinato alle esposizioni temporanee, inaugurato ad ottobre 2023.

Il fulcro intorno al quale anticamente è sorto il primo insediamento che avrebbe poi costituito il borgo di Moliterno con i suoi imponenti palazzi nobiliari, è il Castello Medievale, dall’alto della sua posizione veglia sull’intero paese e sulla Val d’Agri. Con la sua torre merlata, secondo alcune ipotesi di epoca Longobarda, che è possibile visitare passando da una scala a chiocciola, si può salire di 25 metri e arrivare fino in cima per godere di una vista panoramica a 360 gradi sulla valle sottostante e sul borgo stesso; sicuramente un’esperienza senza eguali!

A pochi passi dal Castello Medievale si trova poi la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta. L’impatto visivo lascia senza fiato, notevole e sorprendente sia per le dimensioni, sia per l’accostamento di colori contrastanti alternati in un deciso chiaroscuro. Entrando, però, l’atmosfera cambia completamente; si viene colpiti dalla luminosità dell’interno, dove il bianco e l’oro diventano i colori predominanti, per poi posare lo sguardo sulla navata centrale e la cupola, per apprezzarne la maestosità. La Chiesa Madre risale al XIII secolo, quando l’antica chiesa parrocchiale divenne troppo piccola, dato il notevole aumento della popolazione del borgo. Al suo interno si possono trovare opere di particolare pregio che meritano di essere menzionate, come la tela dell’Ultima Cena attribuita al Ferri (XVII sec), e una tavola cinquecentesca che raffigura San Pietro, ad opera di Simone da Firenze. 

Moliterno ha la peculiarità di aver ospitato due ordini religiosi, quello dei Domenicani, che qui costruirono, già intorno al 1500 una cappella dedicata alla Madonna del Rosario, con un convento annesso ad essa, e quello dei Francescani, il cui convento era invece annesso alla Chiesa di Santa Croce e che oggi è la sede del Municipio dopo essere diventato palazzo nobiliare. La Chiesa del Rosario nella sua forma attuale è frutto di un ampliamento della chiesa preesistente, si può far risalire intorno al 1600. Certamente meno imponente e maestosa della Chiesa Madre, ma non per questo meno ricca di fascino, con dipinti, pale e volte affrescate e un pregiato coro ligneo. Ciò che rende ancora più speciale questa antica chiesa, è l’organo a canne dorate, ricco di decorazioni e ancora perfettamente funzionante.

Ma Moliterno, oltre che arte e cultura, è soprattutto territorio e natura! Non possiamo non partire dall’Oasi Bosco Faggeto, con la maestosità dei suoi alberi, prevalentemente faggi d’altissimo fusto chiamati “grandi faggi”, un luogo fiabesco in cui immergersi tra i fitti rami per rientrare in contatto diretto con la natura, ricco di tesori della biodiversità, tra cui le meravigliose orchidee spontanee, di numerose varietà, una più bella dell’altra! Altro luogo verde del paese è senz’altro la Pineta San Francesco, luogo suggestivo che permette di fare passeggiate adatte a tutta la famiglia, con un percorso (in parte asfaltato e successivamente sterrato) sia pedonale che ciclabile! Ad arricchire e valorizzare il percorso oggi troviamo anche un’area attrezzata per il fitness all’aperto attorno alla quale è stata completata una pista per i podisti.

Ci sono luoghi poi, che raccontano storie antiche e genuine, come l’antico lavatoio di Arsieni. Qui l’acqua sorgente scorre ancora come una volta, fresca e cristallina, anche se si è perso l’uso di ritrovarsi insieme a lavare il bucato chiacchierando, come invece si era soliti fare in passato. Sito di grande interesse storico-culturale non solo per la presenza del lavatoio in pietra, ma anche della cappella seicentesca, dedicata alla Madonna di Arsieni, celebrata il 21 novembre. Circondata da orti e frutteti, si pensa che precedentemente si trattasse di un antico luogo di culto pagano, su cui è sorto nel 1583 l’edificio attuale. Questa piccola ma affascinante chiesetta presenta un suggestivo affresco raffigurante la Madonna con il Bambino benedicente del pittore locale Evangelista De Pirro. Da qui è possibile percorrere un antico sentiero, ormai poco conosciuto ma dal valore storico importante, che oltrepassa il ponte sul torrente Sciaura, fino alla Chiesa rurale di Santa Maria del Rito, che si trova in una contrada più esterna, ben lontana dal centro abitato. Quest’ultimo serviva in passato da collegamento fra il paese e le campagne e costituiva così la principale via di comunicazione. Facendo molta attenzione s’intravede ancora il selciato originario! Era il sentiero che donne del passato percorrevano per poter andare a lavare i panni non solo propri, ma anche altrui, per conto dei ricchi signori del paese che potevano permetterselo: per questo motivo questo percorso è chiamato anche “ il sentiero delle lavandaie”.

Restando nel tema dell’acqua, possiamo dire senza dubbio che nel territorio di Moliterno vi è un’abbondanza di sorgenti, di torrenti e di fiumi, che spesso nei loro percorsi vanno a formare piccole e caratteristiche cascate inserite in una cornice naturalistica rigogliosa. Da menzionare a questo proposito sono la cascata Rimintiello, nell’omonima contrada,  e la sorgente Fabbricata. Si tratta di luoghi ancora poco visitati, conosciuti principalmente solo dagli abitanti, ma che costituiscono certamente dei punti di interesse per itinerari turistici alternativi, all’insegna del contatto con la natura più autentica e primordiale.

Per gli amanti della storia e delle escursioni, il sito di Murgia S. Angelo è il posto adatto! Con una breve escursione a nord dell’abitato di Moliterno, che delimita la piana di S. Nicola, si arriva ad un anfratto roccioso che sembra risalga all’Età del Bronzo: rappresenta uno dei primi insediamenti preistorici della Val d’Agri, databile tra XV e XIV sec a.C. Molti sono stati i materiali ritrovati in questo luogo, tra cui spiccano certamente fra tutti le ceramiche legate alla lavorazione del latte, segno che, già migliaia di anni fa, qui si produceva il formaggio! È stato dichiarato dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Basilicata, sito di interesse culturale particolarmente importante di tipo archeologico, che riconosce così un ulteriore passo nell’ambito della tutela e promozione del territorio.

Moliterno, custode della storia del passato, guarda anche al futuro e punta a preservare l’ambiente con piccoli accorgimenti, come l’istallazione di due colonnine di ricarica per le auto elettriche, dell’eco-compattatoremangiaplastica” per la raccolta differenziata di bottiglie in PET ai fini di ridurne il volume e favorirne così il riciclo, e della casetta dell’acqua che riduce in modo notevole il consumo di plastica.

La fama del paese viene tuttavia preceduta da quella del suo prodotto principe, conosciuto in tutto il mondo: il Canestrato di Moliterno IGP, il cui nome deriva dai canestri di giunco in cui viene riposta la cagliata. Nessuna visita può dirsi completa senza averlo assaggiato! Un’ottima occasione per poterlo fare è nelle “Notti del Canestrato” il 9 e 10 agosto!

Fonte Immagini: Turismo Moliterno

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