Te ne frega qualcosa che a Haiti sono morti in 500.000?

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Oggi vorrei proporti un punto di vista diverso sul dolore degli altri.
Le immagini del terremoto che ha devastato Port au Prince sono tremende.
E mentre le guardo mi chiedo: quante persone dedicheranno veramente un minuto a mettersi nei panni di quei disgraziati?
Cosa vuol dire avere una figlia ferita e non esiste piu' un ospedale?
La prima cosa che viene da pensare e' che non siano tante le persone a cui interessa il dolore degli altri. Se piu' persone sentissero coscientemente il peso della sofferenza sopportata da altri esseri umani il mondo sarebbe ben diverso.
Il disastro di Haiti non e' causato da un evento naturale ma dall'incuria di uno stato inesistente.
Il popolo haitiano, composto in gran parte da neri, ha patito le ferite fisiche e culturali dello schiavismo, del colonialismo, dello sfruttamento selvaggio di ogni risorsa. Ed e' stato represso con la forza, e il disgustoso sostegno Usa, ha annullato ogni tentativo di autodeterminazione politica.
Sterminate fisicamente o costrette all'esilio intere generazioni di progressisti.
Alla fine di questo processo di espropriazione lo stato e' imploso.
Pur di impedire lo sviluppo di questo popolo mantenuto in stato di servaggio si e' agito per azzerarlo.
Quindi non solo dovremmo provare dolore per quanto sta accadendo dopo il sisma. Se il nostro dolore fosse cosciente e ci informassimo sulle sue cause dovremmo arrivare a comprendere che ci sono precise responsabilita' dietro questo dolore e questo dovrebbe spronarci all'azione politica, all'impegno sociale.
Ma questo non avviene se non per piccole frange della popolazione umana.
Perche'.
Non gliene frega niente del dolore degli altri?
Sono egoisti?
Io non ci credo.
Io credo che le immagini del telegiornale sconvolgano tutti.
Ma la maggioranza delle persone reagisce in modo diverso a questo shock emotivo che ti arriva addosso dal televisore.
Soffrono senza riuscire a immaginare un modo concreto per cambiare le cose.
Non riescono a pensare a niente che possa funzionare.
Si crea cosi' un ciclo che parte dal dolore, passa per la frustrazione e si conclude con il tentativo di far finta di niente.
Ma a causa della prima legge della termodinamica e del fatto che niente si crea, niente si distrugge e tutto si trasforma, succede che il dolore non riesci a rimuoverlo, ti resta in circolo e non ti fa bene.
Credo che questo fatto riguardi tutti, anche quelli che sembrano totalmente privi di interesse per quel che capita agli altri umani.
Il piu' cinico dei cinici, il super egoista mazzettaro soffre anch'esso.
Anzi soffre perfino piu' di me. Perche' lui si immagina di vivere in un mondo dove nessuno ha pieta' per nessuno. Un'idea terribile che puo' solo generare altra angoscia, paura, insicurezza, fobie, ossessioni.

Questo fatto mi porta a un'altra riflessione.
Da qualche secolo in qua i progressisti tendono a vittimizzarsi, a sentirsi eroici perche' si impegnano per un mondo migliore.
Trovo che sia una grande cazzata e uno dei motivi per i quali i progressisti sono cosi' lenti a produrre il progresso.
La maggioranza delle persone ascolta questi progressisti di buon cuore, magari e' anche d'accordo, ma la proposta di affrontare una vita di sofferenze e rinunce per perseguire cause giuste non e' una prospettiva che li attrae particolarmente e lasciano perdere.

Credo che presentarsi come eroi sia una grande cazzata dei progressisti.
Il guaio e' che la maggioranza dei progressisti e' veramente convinta di essere eroica e di affrontare un grande sacrificio.
Io credo che non sia efficiente lanciare questo messaggio e non sia neanche veritiero.
Io mi sento di far parte di un'e'lite di fortunatissimi. Abbiamo avuto il privilegio di sperimentare la comprensione del dolore altrui in modo cosciente e di trovare modi concreti per lottare contro questo dolore. Non siamo noi i martiri. I martiri sono quelli che vivono senza provare il sollievo di dedicarsi a migliorare il mondo e assaporare ogni tanto anche la sensazione euforizzante di esserci riusciti.
sentire il dolore del mondo, sentirsi minacciati da questa situazione folle e non avere gli strumenti culturali e emotivi per schierarsi contro questo orrore e iniziare a demolirlo.
Io credo poi, di far parte di un gruppo ristretto di super fortunati perche' ho avuto l'occasione di poter dedicare tutto il mio lavoro quotidiano a costruire pezzi di mondo migliore.
Ogni giorno vedo piccoli successi che vanno ad aggiungersi ad altri piccoli successi. Un pannello solare, un libro, un gruppo d'acquisto, dieci chili di zucchine dell'orto, un pozzo costruito in Africa...
Ogni giorno ho la sensazione che insieme al mio gruppo di amici siamo riusciti a fare qualche cosa e ogni tanto mi sembra che siamo riusciti a alleviare la sofferenza di qualcuno e questa situazione fa crescere in me la fiducia, la speranza, la convinzione di vivere in un mondo pieno di esseri umani solidali, che si battono giorno per giorno contro la miseria e l'arretratezza. Noi abbiamo la meravigliosa consapevolezza che siamo milioni, che lavoriamo con costanza e con metodo, ognuno sul suo fronte personale, ma siamo tutti assieme.
Il nostro mondo e' infinitamente piu' bello di quello nel quale sono costretti a vivere i cinici e gli egoisti.
E, attenzione, non e' solo un'illusione. Ci sono persone che quando cercano aiuto trovano veramente decine di persone disposte ad aiutarle. Si tratta di persone che hanno costruito una rete di relazioni basate sulla solidarieta', la cooperazione e la generosita'. A queste persone succedo fatti che raramente accadono agli aridi.
Poi c'e' un altro fattore interessante: occuparsi degli altri, regalare tempo e denaro, fa bene alla salute. Lo dimostrano numerose ricerche mediche: fare un regalo scatena emozioni specifiche che attivano particolari sinapsi poste lungo la colonna vertebrale, che comunicano messaggi galvanizzanti al sistema immunitario.
Infine c'e' da dire che le persone che vogliono costruire subito un mondo migliore sono mediamente piu' vivaci, aperte, simpatiche, raccontano barzellette migliori, cucinano meglio e sono molto piu' sensibili quando fanno l'amore. Anche se costruire un mondo migliore fosse impossibile varrebbe comunque la pena di dedicarcisi solo per godere della qualita' delle persone che si conoscono in questo ambiente.

Il mondo compira' un salto di coscienza quantico quando diventera' piu' diffusa la coscienza che impegnarsi per migliorare le condizioni di vita dell'umanita', cura l'angoscia provocate dalle ingiustizie del mondo, sviluppa le relazioni sociali, ti rende partecipe di una rete di aiuto reciproco e ti potenzia in modo impressionante i leucociti che vengono dotati di mazze ferrate e pistole laser per sterminare i batteri e i virus patogeni ed e' pure divertente.

Haiti in questo momento ha bisogno dell'aiuto di tutti e l'unica cosa che si puo' fare e' mandare soldi la' dove siamo sicuri che saranno usati per la popolazione del Paese e non per pagare mega-strutture burocratiche.
 
Yele e' un'associazione fondata da haitiani che opera nel Paese da molti anni con vari progetti: scuole e facolta' universitarie perche' si formino specialisti sul posto, microcredito ai contadini per sviluppare l'agricoltura, e mille altre cose che potete vedere sul sito www.yele.org.
Oggi a Yele i soldi servono per poter avere viveri, acqua e quanto necessita nell'emergenza.
Conosciamo bene questa associazione e possiamo garantire che i vostri soldi andranno a chi ne ha veramente bisogno.
Solo nella giornata di ieri sono stati raccolti via sms (servizio possibile solo dagli Stati Uniti) 400mila dollari, e' un record, vuol dire che 80mila persone hanno inviato un sms per l'emergenza terremoto. Sono tantissimi soldi, ma una goccia nel mare del bisogno.
 Grazie a tutti quelli che vorranno contribuire.

Jacopo Fo

 


Commenti

cercavo da tempo un blog del genere ...eppure ti conoscevo. vabbe'...solo un saluto.

già Jacopo, cosa ci importa? dal momento che metà delle persone con cui ho lavorato per un anno in Repubblica Dominicana ha parenti a Port au Prince, che una ventina di amici haitiani di mia moglie non hanno ancora risposto alle email, e che forse non sapremo mai dove sono, bè tanto. Davvero. Sono giorni molto densi di emozioni. Anche noi ci stiamo muovendo per i fondi, nel nostro piccolo, ma è difficile tenere la mente lucida.

Kuda
www.kuda.tk

Anche io ho amici ad Haiti, so che sono vivi e che stanno facendo i salti mortali per riuscire a comunicare, funziona Twitter e non sempre, mail, telefoni e altro.. niente di niente. Ogni tanto va Skype. Sì, ci si sente come leoni in gabbia a non sapere, a pensarli sotto le macerie. Ti capisco benissimo. Un abbraccio grande.

Gabriella Canova

Non ho nessuno lì per cui preoccuparmi, penso ai bambini, a quelli più piccoli, sopravissuti ai genitori, che non possono neppure capire cosa e' successo, penso a quelli più grandicelli, che invece capiscono, che vogliono assolutamente la loro madre, e "nessuno" diventa tanti, tantissimi........... e' il dolore degli altri e' vero ma il dispiacere di sentirsi inutili e' reale. E' terribile veramente pensarlo che ci voleva il terremoto per polarizzare l'attenzione su un popolo già condannato a morte dalla disattenzione di tutti. Non voglio stare a guardare. Hai ragione a pensare che non e' possibile che l'egoismo abbia sempre la meglio quindi incoraggio i tanti a non essere inutili e a donare.

Oggi ero ad una festicciola d'addio.
Il dirigente dove lavoro va in pensione.
Tavoli pieni di cibo di ogni sorta, abbondante, di sicuro ne avranno avanzato.
Frasi di circostanza, commozione, ringraziamenti, il regalo d'addio.
Un evento normale tra colleghi.
In quel momento ho pensato agli haitiani.
In quel momento che noi mangiavamo parmigiano reggiano e tartine a profusione pensavo alle persone che erano ancora sotto le macerie senza acqua e cibo, qualcuna si salverà e molte periranno da sole soffrendo terribilmente.
Qualcuno però afferma ancora che Dio esiste e "non possiamo capire le vie del Signore ma solo accettarle".

Vado a fare la donazione al sito indicato, sarà sporco denaro ma in questo momento ce ne vuole tanto.

Grazie Jacopo.

Io non darò niente perchè aiutando quelle persone con l'elemosina, come ribadisce Nietzsche, che si aiuta il potere corrotto.

Sapere è potere

Ma so, per certo, che quei soldi andranno agli haitiani, e adesso non si tratta di elemosina, si tratta di sopravvivenza, sono due cose diverse. Conosco molto bene Yele, è stata fondata e viene ancora oggi in gran arte gestita da Wyclef Jean e ha negli anni creato una rete di microcredito importante, un'università con 4 facoltà per avere ad Haiti gli specialisti che poi aiuteranno il paese, un'importante scuola di musica, questo prima del terremoto, purtroppo. Ora servono soldi e tanti, per le medicine, il cibo, per iniziare a ricostruire. Non si tratta di elemosina, qui si tratta di vita o morte.

Diceva qualcuno che "se dai un pesce ad un uomo lo sfami per un giorno, se gli dai una canna da pesca lo sfami per tutta la vita".
Ora a prescindere che ad Haiti adesso come adesso serve portare il pesce, perchè sono completamente rovinati, e che se mai dovesse succedere a te (non te lo auguro sia ben chiaro) vorresti che ti facessero "l'elemosina", lo scopo delle associazioni come Yale, Mani Tese e per fortuna migliaia di altre, non è "fare l'elemosina", ma "fare sviluppo" supportando i locali solo nella fase iniziale di realizzazione di un progetto (che può essere un pozzo piuttosto che un laboratorio tessile, una stalle piuttosto che una scuola....ecc.) in modo che i locali stessi prendano in mano la loro vita.......l'esperienza del microcredito dimostra come un povero sia fortemente determinato a migliorare la propria vita, ma ha bisogno di un aiuto iniziale per uscire dal circolo vizioso della povertà....Ma a parte tutto questo sono sicuro che se la tua città fosse rasa al suolo, per le prime settimane acceteresti volentieri la "carità" dagli altri....