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Viva Il Sole 24 ore

Viva Il Sole 24 ore

Ho avuto uno shock leggendo Il Sole 24 ore di oggi. Che succede alla fucina del pensiero capitalista italiano?
A pagina dieci un articolo su 7 colonne intitolato “Banche con responsabilità sociale” da conto in modo entusiasta di un convegno (EconomEtica) organizzato dall’Abi nel quale si parla della responsabilità sociale come di un fattore di concorrenza. Tradotto per la gente normale le banche si stanno rendendo conto della caduta verticale di fiducia da parte dei risparmiatori e iniziano a capire che esiste un mercato crescente di persone che vogliono anche sapere come vengono utilizzati i loro soldi.
La forza di questa possibilità, di questa leva per cambiare il mondo, la sosteniamo da 25 anni (vedi “Come fare il comunismo senza farsi male”, Cacao 1981 e, più recentemente, www.jacopofo.it link a Pessimismo cosmico e gnocca globale).
Ma è una novità che i top manager inizino a notare gli sforzi di migliaia di persone in questa direzione.
Ma l’acme dello stupore mi colpisce a pagina undici con un articolo di Tommaso Padoa-Schioppa (8 colonne con inizio in prima pagina).
Questo articolo sostiene il cuore del nostro discorso. Cosa può creare una situazione di onestà e efficienza nel nostro paese e porre un rimedio alla crisi economica? Il centro della questione è individuato nella mancanza di onestà e etica nell’imprenditoria (!!!).
Ma come reagire, si chiede, l’autore? E ancora una volta esprime esattamente le posizioni che stiamo sostenedo da tempo, in modo peraltro eccellente e nuovo.
L’idea è che l’onestà del sistema Italia sia minato alle radici dall’incapacità degli onesti di far muro: “L’anello debole è la fiacchezza della sanzione collettiva, da parte degli onesti, nei confronti di chi opera con scarsa correttezza”. Padoa-Schioppa si esprime con linguaggio moderato e elegante ma dà voce a quello che evidentemente sta diventando il cuore della strategia della parte sana e pensante della nazione.
Solo se riusciamo a separarci dall’economia dei ladri, solo se compreremo solo prodotti etici, frequenteremo avvocati e consulenti etici, faremmo affari con imprenditori etici, potremmo creare un reale contropotere degli onesti. E questo vale sia che si compri la Coca Cola che si investa in borsa, che si cerchi un patner commerciale.
(Ovviamente Padoa-Schippa non se la prende con la Coca Cola…).
Padoa-Schioppa sostiene che la sanzione collettiva ha una potenza enorme, è fulminea e capace di stroncare lo spazio commerciale dei furbi. “Non ci faccio affari perché non mi fido” è una frase che in una società sana è capace di stroncare ogni velleità imprenditoriale.
Resta un problema: siamo ai primordi di questo modo di pensare. Il capitalismo italiano non ha ancora espresso leader in grado di gridare questi “nuovi” concetti e di far nascere una massoneria (informale!) dei galantuomini. Così come il Movimento non ha ancora abbracciato veramente la consapevolezza che è la capacità di spesa dei singoli l’unico attrezzo efficiente per sanzionare i malvagi escludendo i loro prodotti dalla nostra vita.
E ancor di più, Movimento e imprenditori onesti stentano a capire la potenzialità insita nell’unire le risorse e creare sinergie positive.
Il nocciolo della questione, come spiegava Marx, è che il cambiamento di un sistema sociale è determinato dalla pressione della storia e in particolare dei sistemi materiali di vita.
Oggi inquinamento, terrorismo, violenza, sopruso, malattia mentale e spirituale stanno distruggendo le forze produttive, stanno mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell’umanità.
Come nel medioevo il capitalismo scaturì da un’identità di interessi tra artigiani e banchieri che crearono un’economia indipendente, oggi consumatori coscienti e imprenditori etici possono guadare l’Apocalisse solo connettendosi e creando un mercato etico contrapposto al mercato del dolore.
Ma la strada è lunga. Esistono imprenditori etici ma ancora la lora azione è all’interno dei confini aziendali.
Ce lo dicono, ad esempio, le difficoltà a scovare qualcuno interessato a cavalcare le nuove tecnologie economiche. L’affare c’è ma la paura di inimicarsi la lobby del petrolio consiglia di rimandare.
In assenza di una forte coscienza imprenditoriale diffusa della necessità economica della conversione ecologica nessuno vuole rischiare.
Specularmente la direzione del Movimento è occupata da politicanti vecchio stile insofferenti alle iniziative economiche e pratiche.
L’obiettivo prioritario che in molti poniamo da anni è quello di creare una “carta acquisti” che offra contratti collettivi con banca, assicurazione, telefonia, previdenza, e convenzioni in tutti i settori possibili di spesa… Se ne continua a parlare ma resta sempre un obiettivo da procrastinare…
Eppure questo sarebbe il primo (urgente e indispensabile) passo per ottenere auto e lavatrici ecologiche, costruire villaggi popolari ecologici a basso costo in collina e nuovi prodotti finanziari in grado di finanziare la rivoluzione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico.

Si dovrà aspettare.
Intanto godiamoci la conversione del Sole 24 ore. E’ meglio di niente.